venerdì 23 novembre 2012

CLUB DOGO - MI FIST - CRONACHE DI RESISTENZA

 

 
 
 
ANALISI DEL DISCO
 
 

il disco presenta 20 tracce per un totale di 69 minuti di buona musica. contiene collaborazioni importanti come quella del vecchio socio Dargen d'Amico e partecipazioni non da meno come i famigerati Lamaislam e Vincenzo da Via Anfossi (le loro sono prime apparizioni, si affermeranno come i Dogo nella scena rap italiana poco tempo dopo). Togliendo i tre intermezzi, da meno di un minuto l'uno, ci ritroviamo tra le mani 17 tracce valide; Analizziamole:

1) Intro

2) Cronache di Resistenza:


Gue parte forte, critico, rivoluzionario, black block. sono passati meno di 20 mesi dall'assasinio di Carlo Giuliani in piazza alimonda a genova. il ricordo a Gue brucia dentro e vuole dimostrare con ritmica e buon voce tutto il suo sdegno verso una classe politica scomoda, ai potenti della terra che vogliono manipolare il sistema e verso una chiesa che presto scopriremo non é di certo il suo più grande amore. fa diversi riferimenti all'atto del fumare, legale o illegale che sia, stampa bene in mente agli ascoltatori il suo atteggiamento ribelle, figo, riflessivo. Voto 8

Jake la furia secondo me non attacca le prime barre in modo ottimale ma nel giro di 6 secondi ribalta la situazione sfoggiando rime che entreranno nella storia per i fans, una ad esempio "Noi, generazione post BR figli della bomba, voi, generazione di pr figli della bamba". e' carico il ragazzo e come lo zio guè rima forte contro il sistema fatto secondo il suo punto di vista di sbirri corrotti e abusi di potere. cita per la prima volta nel disco la sua città, milano, conosce il suo territorio e vuole preservarlo, difenderlo, come un buon dogo argentino. voto 7,5

La parte finale vede un back2back tra Jake e Gué che rappano 3 parole a testa alla volta, bella trovata per concludere in belleza questa track memorabile. Sparano barre potenti ribadendo la loro posizione da "forze del disordine" contro i già citati poliziotti e i media. concludono con una frase d'effetto piena di significato "il mondo va a puttane, cane mangia cane, e io mangio per ultimo". voto 8

LA BASE: il lavoro del beatmaker, come sempre fondamentale, in questo caso a mio avviso prende la sufficienza piena senza però strafare. la base risulta in più punti troppo classica anche se, sicuramente, azzeccata. Voto 6,5

Voto finale 7,5
 
 

2003 - GLI ALBORI

Bella Zio! é il motto che userebbero i Club Dogo per darvi il benvenuto in questo Blog, e di conseguenza in questo primo post dedicato a loro. Eh si, voglio iniziare questo lungo cammino verso la perfezione dell'Hip hop proprio con il trio Milanese, Jake la furia (aka fame), Guè Pequeno (aka il guercio) e il Beat maker Don Joe (aka Don joevanni). All'epoca, nel 2003, erano già presenti sulla scena rap da circa tre anni e si erano già fatti sentire nell'ambiente con il nome vecchio del gruppo ovvero "Sacre Scuole". non che la bravura sia cambiata in seguito a questo avvenimento, anzi, con il loro primo album "Mi Fist" hanno letteralmente spaccato in 2 la scena Rap Italiana. Può suonarvi strano probabilmente ma posso assicurarvi che tutto ciò che é stato prodotto subito prima di questo Lp aveva un suono totalmente diverso; il suono classico "rap" che da ora in avanti avrò il piacere di nominarlo "old school". Ebbene si, ci troviamo davanti, per la prima volta in Italia, ad un progetto nuovo, con un suono nuovo, con testi nuovi. In un baleno i Dogo hanno abbandonato gli Skretch, le basi "piatte" da contest freestyle, i testi stupendi e superveloci che ad alcuni, compreso il sottoscritto, piacevano però non davano la giusta carica. Hanno stravolto questo insieme perfetto che per circa 15-20 anni aveva caratterizzato il rap nel nostro paese. L'hanno rivoluzionato, riuscendoci. Il beat maker, all'epoca anche mc, don joe da del suo meglio spaziando da basi potenti e fluide a ballate soft ma taglienti in puro stile reggae. con il suo suono, diverso da qualsiasi altro mai prodotto prima, cerca di conquistarsi una vasta fetta di fans anche grazie ai diversi generi proposti. Jake la furia, all'epoca 22 enne, prende per mano queste basi caricandole di potenza con una voce gia matura e un flow meno veloce ma tanto buono come quello di certi mcs gia affermati. Gué, beh che dire, colui che un domani sarebbe diventato a mio parere il miglior rapper dell'hip hop italiano, in questo primo album a volte appare acerbo ma mai superficiale: la penna é la sua migliore amica e l'intelligenza non gli manca; rime a ripetizione incastrate saggiamente con maestria, voce candida (consideriamo che aveva sulle spalle 10 anni di "festa" in meno) e cuore in mano fa del suo meglio per un risultato ottimale.

domenica 28 ottobre 2012

WELCOME GRINGOS

"IO AMO L'HIP HOP" non sono solo 4 delle parole che compongono il bellissimo testo dell'omonima canzone dei Micromala (Album Colpo Grosso - 2008) ma sono tutto ciò che sento ogni volta che accendo lo stereo e parte una base 4/4.
Lo amo nel vero senso della parola, non potrei vivere senza questo tipo di musica. Ed é proprio MUSICA ciò di cui stiamo parlando; nel suo più profondo significato.
L'hip hop, spesso e volentieri incompreso, é considerato dalla stragrande maggioranza delle persone, almeno qui in Italia, un genere musicale ridicolo, senza storia e senza sentimento. Di fronte alla domanda "qual'é il tuo rapper preferito?" 90 italiani su cento, fino agli albori dell'ultimo decennio, avrebbero risposto "JOVANOTTI". Allora...mettiamo subito in chiaro una cosa: amando l'hip hop amo anche il rispetto che é una delle prime cose che questa musica mi ha insegnato; quindi posso dire che "JOVANOTTI" lo rispetto. ma in questo blog, in questo spazio, voglio pompare veramente dei bravi rapper senza così inglobare artisti che hanno fatto si del "rap" ma che non si sono dovuti abbassare a fare "Cavolate" per vendere dischi. Voglio pompare gente vera, che suda per guadagnarsi 2 lire e che, nella maggior parte dei casi, lo fanno più per piacere che per lavoro. Amo qualsiasi forma di hip hop, basta che sia vera. che ti sputa dritto in faccia ciò che l'artista sente, ciò che lui stesso prova. inizierò ad analizzare e recensire una serie di album (per me i migliori) che hanno segnato il decennio 2003-2013 della scena Hip Hop Italiana. Hip Hop infatti, non rap. Perché da amante della novità e del nuovo sound non posso spingermi più indietro del 2003; entrerei in un era che non sento sulla mia pelle, perché non l'ho vissuta e soprattutto perché non la conosco. Iniziamo allora insieme quest'avventura, partendo dal principio, da coloro che hanno cambiato il suono del Rap trasformandolo in Hip Hop. Dai più grandi e immortali rapper, quelli che comunque vadano le cose, un segno nella storia della musica l'hanno tracciato.

Tommaso